Passo dei Detriti 3122 m s.l.m. – Avvicinamento alla cima sud dell’Argentera

Nel pomeriggio di martedì raggiungiamo in 1h20min il rifugio Franco Remondino (2430 m s.l.m.) dopo aver lasciato l’auto al Piano della Casa (1760 m s.l.m.).

Ci sediamo fuori dal rifugio per berci una birra e di lì a poco arrivano a trovarci alcuni camosci ed uno stambecco che, non curanti della nostra presenza, iniziano a leccare le pareti del rifugio. Non è raro che all’imbrunire questi animali si avventurino fin sotto i rifugi per leccare il sale dalle pietre dei muri. Un paio di scatti ed è ora di cena.

Dall’esterno del rifugio è divertente osservare l’ingresso invernale situato al terzo ed ultimo piano dell’edificio.

Durante la cena ci informiamo sugli orari di partenza e sulle destinazioni degli altri commensali. Il primo gruppo a partire per il Colle dei Detriti (3122 m s.l.m.) conta di partire per le 6:30 quindi noi mettiamo la sveglia alle 5:00 per essere i primi a salire.

Il Colle dei Detriti è degno del suo nome e nonostante il casco è bene essere i primi a salire per non doversi preoccupare che chi ci precede possa incautamente scaricarci in testa sassi di varia grandezza.

Partiamo quindi alle 5:30 dal rifugio con le frontali e ci dirigiamo verso la pietraia che separa il rifugio dall’attacco della salita al Passo dei Detriti. La luna ci illumina il “sentiero” e di lì a poco spegniamo le frontali.

Attraversata la pietraia, dove il sentiero si intuisce grazie a ometti sparsi qua e là e scolorite tacche rosse, arriviamo al sentiero che si inerpica per il pendio che porta al passo.

Attraversiamo un nevaio che ci porta all’attacco del sentiero. Non montiamo i ramponi ma dobbiamo fare attenzione ad evitare le zone ghiacciate della neve per non scivolare a valle.

Vista dal rifugio la salita pare un muro di detriti, visto da sotto la pendenza in effetti è minore di quanto stimato il giorno precedente. Iniziamo a salire mentre albeggia.

Ci sono svariate tracce che risalgono il pendio, a volte ne si abbandona una per passare all’altra in cerca di un fondo meno sdrucciolevole, con scarsi risultati.

Due di noi optano per le tracce di sentiero mentre gli altri due del gruppo preferiscono arrampicarsi sulle roccette sulla sinistra. Le roccette di lì a poco si riveleranno molto poco affidabili e il vantaggio iniziale si ridurrà fino a quando i due gruppi si ricongiungeranno a qualche centinaio di metri dal passo.

Nonostante il sole inizi a fare capolino dietro la montagna la temperatura resta bassa e le mani iniziano ad indolenzirsi per il freddo.

Il piazzale fuori dal rifugio inizia ad animarsi ed il primo gruppo parte, sono le 6:30 ed abbiamo un’ora di vantaggio su di loro. Noi siamo quasi arrivati al passo.

Il cielo è pieno di nuvole e speriamo che il sole basti a dissolverle. Il vento in quota è molto veloce ed in un attimo ci svela le vette che ci circondano per poi subito riavvolgerle nelle nubi.
Il rosa dell’alba tinge le nuvole che ora ci nascondono alla vista il Passo dei Detriti sopra le nostre teste.

Raggiungiamo finalmente il Passo dei Detriti intorno alle 7:45. Osserviamo la via per la cima sud dell’Argentera. Indubbiamente è la via più dura che io abbia mai affrontato e vista dal passo incute rispetto. Alcune lapidi ci ricordano che la montagna non perdona leggerezze.

La via per la cima sud dell’Argentera vista dal Passo dei Detriti

La cengia non è in piano come ci aspettavamo ma sale decisa. Da qualche parte ci aspetta il Passo del Gatto, un tratto di alcuni metri molto stretto sullo strapiombo da fare carponi.

Ci togliamo gli zaini e mangiamo qualcosa studiando la strada per la vetta mentre il meteo peggiora di minuto in minuto. I piovaschi previsti per il giorno precedente non ci sono stati e le nuvole intorno a noi sono ancora cariche. Oltre il passo cerchiamo il Bivacco del Baus nella valle sotto di noi ma una fitta coltre di nubi ci blocca la vista. Solo alcune cime fanno capolino fra le nuvole soffici. Il sole ci riscalda mentre il vento spazza il passo. Ci ripariamo dietro un masso ed osserviamo le nuvole salire veloci dalla valle del Remondino per saltare verso l’alto oltre il passo come fosse un trampolino. In pochi minuti l’Argentera è avvolta dalle nubi.

In silenzio indossiamo gli imbraghi e vuotiamo gli zaini del materiale che non ci serve. Ci sediamo ed attendiamo l’evolversi del meteo.

Dopo circa un’ora siamo avvolti dalle nubi e la visibilità è davvero scarsa. Decidiamo di avanzare alcuni metri per il sentiero che porta alla cengia. La visibilità è di circa dieci metri, oltre si sente solo la voce senza riuscire minimamente a vedersi.

Ci riccompattiamo e torniamo al passo. Di lì a poco arriva il gruppo che avevamo visto partire dal rifugio, sono ormai due ore che attendiamo al passo, da tabella di marcia dovremmo essere di ritorno dalla cima sud dell’Argentera.

Ci torna alla mente la targa letta il mese scorso al rifugio Livio Bianco sull’ultima spedizione dell’omonimo alpinista “quando si è decisa un’impresa la si deve portare a compimento. Anche se questo significa la morte!”.

Dopo una rapida consultazione né io né gli altri tre membri della nostra spedizione ha al momento interesse che gli venga dedicato un rifugio. Ci rimettiamo gli zaini e imbocchiamo la discesa verso il Remondino.

Passo dei detriti (Argentera)


Plan your trips with EveryTrail iPhone Travel Guides

Rispondi